9 ottobre 2014
Ha sempre lavorato come tornitore, ma coltivava una passione rischiosa: modificare le armi per la criminalità organizzata torinese. Quasi sicuramente per bande di feroci rapinatori, pronti a sostenere un conflitto a fuoco con le forze dell’ordine.
Ecco perché è finito in grossi guai Gianpiero Racca, 52 anni, di Settimo Torinese. Lo hanno arrestato i carabinieri di Leinì, in seguito a indagini che, lo scorso febbraio, avevano già portato in carcere Giovanni Bernardo Peroglio Biasa, un contadino di 61 anni, di Leinì; e, a maggio, Bruno Ghidoni, un operaio di 54 anni, pure lui di Leinì. Anche loro nascondevano nelle proprie abitazioni armi e munizioni. I militari sono al lavoro per stabilire a cosa servissero le armi e se siano già state utilizzate in passato per fatti di sangue. Racca, però, era specializzato nel confezionamento di silenziatori. Gli investigatori, coordinati dal capitano Roberto Capriolo, nel garage che il tornitore usava come officina, hanno sequestrato di tutto: una carabina ad aria compressa modificata, un bossolo calibro 357 Magnum più un proiettile calibro 357 Magnum, la canna di una pistola a tamburo.
E poi ancora una carabina monocanna, calibro 357 Magnum con ottica di precisione; due silenziatori artigianali, quattro cilindri in alluminio adattabili per la costruzione di silenziatori da arma da fuoco. E poi 70 munizioni calibro 357 Magnum, 50 cartucce calibro 20, una pistola a tamburo, un visore notturno di fabbricazione bielorussa, un fucile a tre canne con mirino di precisione.
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