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Nel parcheggio con la paura di danni all’auto

14 agosto 2014

Nel parcheggio con la paura di danni all’auto

Nel parcheggio con la paura di danni all’auto

Invasione di “abusivi”, controlli potenziati

A volte ritornano e a volte, semplicemente, non se ne vanno. La situazione di piazza Enrico Berlinguer è la stessa da più di tre anni: chi parcheggia lì, quasi sempre per recarsi in ospedale o al Pronto soccorso, sa di dover schivare panettoni di cemento e alberi, ma anche i cosiddetti «parcheggiatori abusivi» che abitano quel piazzale soprattutto al mattino. Non vendono nulla, ma chiedono soldi in cambio dell’indicazione di un posto libero a chiunque entri nel parcheggio dallo spalto. E anche se il comandante della polizia municipale assicura che la possibilità di ritrovarsi l’auto rigata è minima - «una paura quasi sempre infondata», dice - c’è chi racconta di tergicristalli e specchietti rotti, non solo di carrozzerie rovinate.

Per questo molti, per evitare sgarbi, decidono di donare uno o due euro in modo da salvare il proprio mezzo da atti di teppismo, anche minimi. E così i «parcheggiatori» riescono a raccogliere anche venti o venticinque euro in monetine, che vengono poi cambiate nei bar vicini in banconote.«Negli ultimi giorni - continua il comandante Alberto Bassani - abbiamo ricevuto alcune segnalazioni di “parcheggiatori” un po’ più molesti del solito, soprattutto con le donne. Per questo abbiamo potenziato un servizio già attivo in quell’area». Una di quelle «sensibili» in città, molto più soggetta alla presenza dei questuanti delle vicine piazza Divina Provvidenza e piazza Perosi.

Alcuni cittadini dicono di sapere il perché e lo segnalano bene, indicando le piante non potate «che coprono la visuale e sono un ottimo nascondiglio» e i pochissimi lampioni che, di notte, lasciano il piazzale quasi completamente al buio. Ieri mattina, intorno alle dieci, erano sei gli uomini che si preoccupavano di indicare gli spazi liberi ancora presenti. È quella l’ora «di punta», ma si possono fare brutti incontri (alcune infermiere si sono lamentate) anche all’imbrunire. E quando l’agente che pattuglia la zona si avvicina, scappano nel confinante parco o dietro al vagone dei deportati, nascondendosi in mezzo all’erba alta o dietro agli alberi. Proprio qui, la settimana scorsa, la polizia municipale è intervenuta per portare via alcune siringhe piantate nel terreno con l’ago all’insù, «tracce» molto probabilmente lasciate insieme a flaconi vuoti e confezioni che contenevano il necessario per una dose.

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