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Tenta di uccidere il figlio con l’insulina

12 agosto 2014

Tenta di uccidere il figlio con l’insulina

Tenta di uccidere il figlio con l’insulina

Arrestata un’infermiera, faceva ricoverare il bambino di quattro anni e poi manometteva le fleboL’hanno arrestata per tentato omicidio ma forse è solo vittima di una malattia mentale, nota come «sindrome di Münchhausen per procura», quando si procurano, appunto, delle malattie attraverso l’uso di farmaci a familiari o amici per attirare l’attenzione su di sè, sul proprio dramma, per compiacere in particolare i medici e il personale ospedaliero. Così Maria (nome di fantasia), infermiera professionale di 42 anni, residente nel Torinese, è stata arrestata dai carabinieri della polizia giudiziaria della procura, fasce deboli, per tentato omicidio del figlio di 4 anni, ed è ora detenuta in isolamento e tenuta sotto stretta sorveglianza 24 ore su 24.

Più somministrazione

Avrebbe iniettato al suo bimbo, in tempi diversi, dosi di insulina non in misura mortale, per indebolirlo e creargli una serie di sintomi che potevano essere confusi con una serie di malattie, anche gravissime. Il piccolo appariva in stato di semi-incoscienza, denunciava un edema cerebrale che ora si spera possa essere riassorbito senza danni. Durante l’ultimo ricovero in un ospedale della cintura, Maria appariva, con i suoi colleghi infermieri e i medici, sempre più disperata per l’aggravarsi delle condizioni del suo bambino. Tutto il personale si era impegnato a trovare un rimedio per guarirlo ma nè esami sempre più sofisticati, nè le varie terapie tentate, erano riuscite a modificare il quadro clinico, con il trascorrere del tempo sempre più compromesso. Alla fine uno dei medici ha intuito che stava accadendo qualcosa di strano e pericoloso; aveva notato che tutte le volte che la madre arrivava in ospedale per assistere il bambino, quest’ultimo peggiorava sensibilmente. Subito veniva monitorato e soccorso con la più grande cura e tempestività ma l’indomani si verificava il solito aggravamento. Veniva informata così la procura: sono state posizionate videocamere nascoste e s’è scoperto l’incredibile: la madre, quando era sicura di non essere vista dai colleghi, inseriva nel contenitore delle flebo dosi di insulina.

La dinamica

Chiarita la dinamica, i carabinieri, confusi con medici e pazienti, sono intervenuti qualche istante dopo l’immissione del contenuto di una fiala d’insulina nel flacone collegato al figlio che era già in uno stato di torpore. L’infermiera, che s’è chiusa in un silenzio significativo, è stata arrestata e trasferita in carcere. I colleghi ora spiegano che di sicuro non voleva uccidere il bambino; l’uso dell’insulina per uccidere è considerato dagli esperti un possibile «delitto perfetto» perché se il corpo della vittima viene sottoposto ad autopsia non risulta traccia dell’«insulina killer». Lei invece gli somministrava dosi sufficienti solo a creare uno stato di diffuso ed evidente malessere, ma negli ultimi tempi si era formato un edema cerebrale, che può definirsi come una lesione grave. L’imputazione, per ora, è di tentato omicidio ma non è escluso che la donna sia sottoposta a una serie di perizie psichiatriche, per accertarne le vere condizioni mentali. I casi di «sindrome di Münchhausen per procura» non sono rari e vengono riconosciuti in base all’analisi dei comportamenti e dei riscontri. La procura ha affidato al criminologo Roberto Testi il compito di ricostruire gli aspetti tecnico-giuridici della drammatica e complessa vicenda conclusa, per fortuna, con il salvataggio del bimbo, sottratto alle attenzione della madre in tempo per evitare conseguenze ancora più gravi. I familiari della donna sono sotto choc nell’apprendere cos’era accaduto in ospedale e non riescono a credere al tentativo di avvelenare il piccolo a cui la madre appariva legatissima. Si sono rivolti a un avvocato di fiducia.

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