9 aprile 2014
Perde credibilità l’ipotesi del delitto per rapina: conosceva il killer
Ci sarebbe una persona «fortemente sospettata» per l’omicidio di Benito Peloso, il pensionato 76enne trovato morto nel bagno del suo appartamento, in via De Gasperi 6, una settimana fa. Ma, dalla Procura di Ivrea, non esce un particolare in più. Gli inquirenti fanno intendere che, già nelle prossime ore, potrebbero esserci dei risvolti concreti per risolvere un delitto giudicato molto «strano» per le modalità con le quali è avvenuto. Anche il procuratore capo di Ivrea, Giuseppe Ferrando ammette che gli investigatori stanno seguendo una pista ben precisa. E non escludono un delitto a sfondo sessuale. «Al momento, però, non c’è nessun indagato – puntualizza il dottor Ferrando – il lavoro sta procedendo e, spero, che lo sforzo investigativo arrivi a dei risultati in tempi rapidi». Per adesso non è ancora stata fissata la data dei funerali di Benito Peloso. Perché sul cadavere potrebbero essere compiuti ulteriori accertamenti.
Il sospettato
Sarebbe una persona che conosceva la vittima. Uno con il quale Peloso aveva una certa confidenza. Almeno questo è quello che emerge dai primi riscontri effettuati dai carabinieri di Ivrea che, con i colleghi della scientifica di Torino, hanno rilevato diverse tracce organiche nell’alloggio popolare. Gli uomini dell’Arma, in questi giorni, stanno continuando ad interrogare gli amici e i conoscenti del pensionato. Ore e ore di racconti, di ricordi, di ipotesi che sono finite all’attenzione degli inquirenti, coordinati dal pm Ruggero Mauro Crupi. Qualcuno di questi è già stato sentito più di una volta. Perché, delle crepe notevoli, separerebbero una deposizione dall’altra. Insomma, il giorno in cui è stato ammazzato, Peloso era uscito con qualcuno. Ed era andato a spasso per Ivrea. Come aveva fatto altro volte. Poi sarebbe rientrato in quell’appartamento che aveva ereditato dalla madre. Vestito elegante, con la giacca e la cravatta. Segno che ci teneva a quell’appuntamento e non voleva sfigurare.
Incontro alla morte
E qui spunta un altro particolare importante. Secondo gli investigatori Benito Peloso non sarebbe stato ammazzato per una banale rapina. Per rubargli quei 700 euro della pensione. No. Per chi sta conducendo le indagini, quel tranquillo pensionato potrebbe essere rimasto vittima del «giro» delle sue amicizie. Delle persone che frequentava e che conosceva più o meno bene. Tra i soggetti sentiti dai carabinieri ci sono pure alcuni che abitano nello stesso palazzo di via De Gasperi. Dove gli appartamenti venivano assegnati anche a persone in difficoltà, gente che aveva avuto guai con la droga e con la giustizia. E non è finita qui. Perché Pelosi, che non si è mai sposato, secondo alcuni testimoni, frequentava dei soggetti dai gusti sessuali discutibili. E, con alcuni di questi, avrebbe avuto dei problemi anche in passato.
Il mistero della chiave
È scomparsa dalla serratura della porta del bagno, dove è stato ritrovato morto Pelosi (con una pagina di giornale appallottolata e conficcata in gola). E gli inquirenti si sono trovati davanti ad un fenomeno singolare. Più di una persona, da diverse zone dell’Eporediese, ha chiamato il 112 per dire che, mentre camminava tranquillamente per la strada, ha notato una chiave. L’ha recuperata e consegnata agli investigatori. Peccato che, nessuna di queste, fosse quella giusta. Un segno di quanto la gente comune sia stata colpita da questo delitto e stia cercando di allontanare fantasmi e paure da una città non abituata a crimini spietati. Come quello dell’assassinio di un pensionato con un passato tranquillo e rispettabile.
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